Il termine experimental pop viene spesso usato per descrivere progetti come quello degli UTO, e in effetti il duo francese si muove lontano anni luce dalle produzioni patinate che alcuni spacciano per il futuro della musica commerciale. Qui il pop continua a ricevere echi dalla strada, lasciando spazio a connessioni più spontanee e a una narrazione che evita la sterilità teleguidata di molte uscite contemporanee. Non siamo di fronte a un capolavoro, ma il solo fatto che l’album esplori il tema dell’ossessione in chiave quasi voyeuristica è già una dichiarazione d’intenti. E se tutto questo si traduce in un affondo sull’empowerment femminile, amplificato dall’interessante voce di Neysa May Barnett, non saremo certo noi a borbottare. “So tutto, tutto ciò che fai, ogni persona che hai conosciuto, so dove ti nascondi. Voglio tutto, tutto ciò che nascondi, tutto ciò che sei, tutto ciò che hai.” Il singolo, accompagnato da un videoclip d’impatto diretto dall’agenzia creativa Cestainsi, sfuma il confine tra fascinazione e disagio, trascinando lo spettatore in un vortice inebriante di inseguimento e anonimato, proprio come i testi e i cambi di produzione che attraversano l’intero album. A completare il progetto, More Heat to the Fire Part of Fire, una versione speciale con cinque tracce aggiuntive che ampliano ulteriormente le esplorazioni sonore dell’album precedente. Oltre a “Secret Things”, il progetto di Neysa May Barnett ed Emile Larroche include brani originali come “Spy”, cover di “White Flag” di Dido e “Broken Butterflies” di Lucinda Williams, oltre a una versione “bonfire” di “Zombie”. Il risultato oscilla tra leftfield e art pop, strizzando l’occhio al revival bloghouse senza perdere in coerenza stilistica. Una dimostrazione di come il duo sappia reinterpretare l’estetica popolare con intelligenza e sensibilità, evitando facili traiettorie.