Alla Italo Moderni, etichetta spagnola piuttosto tendenziosa e retromane, attiva dal 2020, per celebrare il quinto anniversario del marchio, si riuniscono ben quindici artisti da ogni angolo del mondo, artigiani del suono che si sono ritrovati per lanciare un messaggio fatto di acid e wave, electro, italodisco e synthpop. I margini più oscuri ma contemporanei di un approccio tecnoide e sintetico sono ben rappresentati da produttori come Cyrk e Djedjotronic, ma anche su versanti più frivoli e disincantati si possono trovare testimonianze interessanti. È il caso, ad esempio, dell’ariosità balearica di Lauer, che stempera le tensioni più marcate in una composizione leggera ma non priva di profondità, o del synth-pop filtrato da malinconia spaziale di Gravedad Cinética, che con “Fake Atmosphera” introduce un senso di straniamento che si fa quasi cinematografico. Antoni Maiovvi si conferma figura chiave di questa costellazione estetica, portando con “Stopping Power” una scrittura immersiva, a tratti melodica, dove le dinamiche si intrecciano con un’elettronica che sembra voler evocare spettri di un passato mai del tutto dimenticato. Altrove, si incrociano le distorsioni torbide di E-Bony, che costruisce un’ipnosi frammentata e densa, e l’approccio quasi naïf ma lucido di Djboeing, che con “Cheetah” gioca a rilanciare l’innocenza della pista senza rinunciare a una certa tensione latente. C’è chi guarda al futuro con una certa freddezza, come Ivan Pavletsov nella sua “No Future”, brano teso e metallico che sembra voler congelare ogni impulso vitale in una forma algoritmica. Al contrario, David Ponziano mette in scena un viaggio cangiante, quasi onirico, dove le trame si stratificano con grazia. Anche l’iniziale “Double Crash” di Cyrk, pur essendo tra i pezzi più lunghi, riesce a tenere viva l’attenzione con una costruzione fluida e nervosa, che si sviluppa senza mai cedere all’autocompiacimento. Mellow Bangers Vol. 2 è, in definitiva, un affresco variegato ma coerente, che rivisita estetiche passate senza farsene schiacciare, restituendo una visione lucida e stratificata di ciò che Italo Moderni rappresenta oggi. Un esercizio di stile collettivo, certo, ma anche una mappatura sincera delle pulsioni elettroniche che ancora agitano la pista.