Sulla Clone West Coast Series il portoghese Gonçalo Salgado, aka Lake Haze, mette assieme in Geonomic Fusion ben sette original version: un quasi-album electro, insomma, che il produttore dispensa nel suo consueto stile, già apprezzato su etichette come Cultivated Electronics, EYA e Acid Avengers, solo per citarne alcune. Il taglio è quello classico della scuola electro europea più incline alla suggestione narrativa: paesaggi sonori profondi, break secchi, melodie limpide e una predilezione per l’estetica spaziale, che qui viene declinata secondo codici molto vicini tanto al sound di Detroit quanto all’universo drexciyano. Non si tratta però di una semplice operazione filologica: c’è in Lake Haze un’urgenza espressiva che si riflette nell’attenzione ai dettagli, nel modo in cui ogni brano definisce un ambiente sonoro preciso e coeso, anche quando le strutture restano essenziali e il focus sembra puntare più sul groove che sulla complessità compositiva. Tra le tracce, spicca “Cobalt Crevasse”, dove il ritmo incalzante si fa veicolo per un racconto più oscuro e stratificato: i synth taglienti sembrano scavare nei vuoti lasciati dal basso, costruendo un senso di tensione latente che non sfocia mai nel climax, ma resta lì, a vibrare sottotraccia. Più nervosa e cibernetica, invece, “Astral Waves”, con venature space appena accennate, come in attesa di decollare. Geonomic Fusion è senza dubbio un lavoro coeso e privo di sbavature, che ribadisce la visione di un artista capace di muoversi con naturalezza tra i codici del genere, senza mai risultare derivativo.