Legowelt – Synths Below Sea Level

Con uno dei suoi consueti acquerelli in copertina, ritorna Legowelt, questa volta su Axumisia Records con ben tredici tracce: un altro tassello nella sterminata discografia del prolifico produttore olandese. Synths Below Sea Level è esattamente quel tipo di corposa uscita che oggi ci si aspetta da Danny Wolfers: un’immersione nostalgica, prolifica e piena di charme nella sua personale galassia di sintetizzatori analogici e digitali, oscillante tra electro rétro, techno sognante e IDM slabbrata. L’album sembra concepito come una sorta di esplorazione subacquea tra sintetizzatori vintage e visioni retrofuturiste, realtà alternative filtrate da riverberi acidi e melodie malinconiche. “Trance Lego Highway” apre subito con una vena trancey e corposa, percorsa da interessanti inserti vocali e sempre scalfita da quella patina cruda di drum machine e sequencer che definisce il Legowelt sound. “Med Liquidium 1995” e “Future City 1994” omaggiano apertamente l’immaginario IDM anni ’90, tra breakbeat spezzati, pad nebbiosi e bassline gommose – molto Rephlex/Warp inspired. “Kosmo DX21” e “MKS100 CZ Reference Pod 96” (titoli che suonano come schede tecniche per synth nerd) si addentrano invece in territori più electro-funk e cinematici, tra i soliti timbri Yamaha/DX e Casio che Wolfers ama disseppellire. “Dance The Hypno Wave”, con i suoi sette minuti abbondanti, è il pezzo più dichiaratamente orientato al dancefloor: battuta incalzante, loop ipnotici e sequenze acide che si avvolgono in circolo. Nel complesso, l’album non rappresenta una rivoluzione nella discografia di Legowelt, ma un consolidamento maturo della sua estetica – più attento ai dettagli di sound design rispetto ad alcune sue uscite più grezze, ma sempre impregnato di quel sentimentalismo tecnologico che ha reso il suo approccio così riconoscibile.

 

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