Fa un certo effetto veder catalogato questo The Idiot Lantern EP di Meat Katie sotto i file disco e nu-disco. Non bello per una vecchia breakshead, anche se poi, all’ascolto, un po’ della solita insana magia della nu school d’antran riemerge tra i solchi, intrecciata ad altre antiche pulsioni (new beat ed EDM). Meat Katie faceva parte del circolo magico del breakbeat di fine anni Novanta e proprio lui, insieme a Rennie Pilgrem e Lee Coombs, è stato tra i primi a lamentarsi del purismo nel genere. Con esiti tutt’altro che esaltanti, per il breakbeat e per loro stessi, ritrovatisi tout court senza più una scena di riferimento. Eppure, in questo EP qualcosa funziona. L’apertura con “Whoooosh” mette subito le cose in chiaro: groove ipnotico, texture acidule e un vago sapore vintage che non suona solo nostalgico. “Chain” prosegue lungo traiettorie affini, ma con un andamento più teso e concentrato. La title track, “Idiot Lantern”, si fa notare per l’ironia del suo vocabolario sonoro: bassi elastici, ritmi incalzanti e inserti vocali scomposti che aggiungono un tocco teatrale senza appesantire. Con “Midnight In Macau” l’atmosfera si fa più ombrosa, quasi rarefatta, lasciando spazio a “When You’re Alone”, che introduce uno spiazzante colore esotico e una linea melodica insinuante. Chiude “Good Morning Arlo”, un piccolo divertissement psicotropo, dove i synth suonano come organi distorti in una nebbia artificiale. Nonostante il rischio revival e l’inevitabile peso di una storia musicale ormai lontana, The Idiot Lantern EP riesce comunque a trovare una sua coerenza interna, suggerendo che forse per certi suoni c’è ancora spazio – se non per una scena, almeno per qualche scampolo di visione o stagione di retromania.