Passarani – The Temple

Le uscite di un maestro e veterano come Marco Passarani restano eventi da seguire con attenzione, anche ora che l’appartenenza a un genere preciso si fa più sfumata per molti produttori della vecchia guardia, che col tempo – è naturale – hanno perso il contatto diretto con le scene più attive. In questi casi compaiono spesso catalogazioni elusive come indie dance, che accolgono ibridi curiosi fra house, techno ed electro. L’ascolto si apre con “The Empty Temple”, una traccia a 129 bpm, ipnotica e sintetica, ariosa ma calibrata, cui segue “Night Walker”, più ruvida e incalzante, attraversata da tensioni industriali. “Rotten Disco” introduce una sensualità funk contorta, come un frammento di memoria notturna riplasmato con accenti grotteschi. “Dirty Hands” rallenta il passo e apre a una narrazione più ariosa, quasi contemplativa, dove l’iterazione diventa centrale e lascia affiorare un’ombra malinconica sotto una superficie apparentemente leggera. Chiude l’EP “Cheater’s Smile”, un brano nervoso e diretto: una progressione serrata sorretta da un tema ostinato che mantiene alta la tensione fino all’ultimo istante. The Temple, pubblicato da Studiomaster, riflette bene la libertà espressiva di chi non deve più dimostrare nulla. Passarani attraversa stili contigui con consapevolezza, rimescolando cliché con mano sicura, senza mai cadere nel prevedibile.

 

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