Alavux – Innercity Pressure

Inizia senza sconto alcuno Innercity Pressure di Alavux, e perfino “Interlude”, prima traccia in scaletta, è subito gravida di una forte tensione che poi si sviluppa appieno nella successiva proposta, che è proprio la traccia che dà il titolo all’album, pubblicato per l’ormai rodato catalogo di Bass Agenda Recordings. Sono dieci nel complesso le original version presentate, e fin da subito si respira un’atmosfera densa, urbana, in cui l’electro di Alavux si muove con passo deciso, tra groove affilati e linee acide ben calibrate. “Flickering” prosegue lungo una traiettoria nervosa e frammentata, mentre “Ocra Mons”espande l’ascolto con trame altrettanto crude e sintetiche. In “90’s” affiorano chiaramente echi della prima rave culture, ma sono filtrati attraverso una sensibilità personale che evita la semplice nostalgia. “A Way” gioca su un contrasto fra ritmica incalzante e inserti più eterei, mentre “Magnetar Bursts” e “Proxima Centauri” guardano verso l’ignoto con piglio quasi cosmico, pur mantenendo sempre ben saldo il controllo delle strutture. Con “Continuum Shaderz” torna una tensione più diretta e meccanica, che culmina poi in “Interlude Reprise”, sorta di chiusura a specchio che rimette ordine nel caos controllato dell’album. Innercity Pressure si impone così come un lavoro coeso, lucido, in cui il produttore serbo dà prova di padronanza e visione. Un viaggio che, pur non rinunciando all’impatto, sa offrire anche momenti di introspezione e respiro.

 

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