A marchio Test Pressing Recordings, label elettronica londinese sulla quale trovano spazio le uscite di Alex Kassian, Tornado Wallace, Opal Sunn, Apiento e svariati altri, è stavolta sotto i riflettori Space Dimension Controller, ovvero l’irlandese Jack Hamill, che avevamo apprezzato per le sue sonorità eleganti e stringenti su Tiraquon Recordings, Hypercolour, Dekmantel, Aus Music e Ninja Tune. Il mini-album si apre con “Infinite Image”, un’introduzione eterea che mescola pad ambient e dettagli acid, quasi a voler evocare una dimensione fuori dal tempo. Più strutturata e ritmica è “Variation Five”, dove si insinua una linea electro sinuosa che resta in equilibrio tra introspezione e dinamismo. Con “The Mirror Dome” il tono si fa ancora più rarefatto: synth modulati e groove dilatati rimandano a un’elettronica visionaria dal respiro cinematico e coinvolgente. “Chemical Glass” aggiunge una tensione sottile, fatta di pulsazioni lente e texture liquide, mentre “Reflect Itself” si presenta come un intermezzo breve e minimamente strutturato, giocato sull’interazione tra suoni speculari e spazi vuoti. Chiude “Island Eye”, traccia che raccoglie e sintetizza l’estetica dell’intero lavoro: ritmi obliqui, suoni riflessivi, sensibilità analogica e un tocco balearico appena accennato. Six Beginnings conferma la maturità stilistica di Space Dimension Controller, capace di esplorare territori liminali tra acid, downtempo ed electro senza cedere alla nostalgia né al virtuosismo fine a sé stesso.