La suggestione del minimalismo in musica, dai versanti accademici a quelli dance degli ultimi cinquanta anni, è oramai un fenomeno ricorrente e secondo noi lo è anche a prescindere da aspetti di carattere concettuale o al contrario “tecnico” o di gusti culturali. “Less is more” è un costrutto virale che fa subito presa sul grande pubblico, sostenuto in gran parte in svariati ambiti della modernità. In questo caso il riferimento è naturalmente quello classico al minimalismo techno alla Robert Hood degli esordi, un ritorno alle origini, allo spirito degli anni ’90, quando per la prima volta la techno faceva esperienza di BPM elevati e internet era ancora lontana dal diventare realtà. Dalla secca pulsazione di “Minimalism 01” alla densità ipnotica di “Minimalism 03”, fino ai pattern più complessi di “Minimalism 04” e alla chiusura diretta di “Minimalism 05”, l’EP gioca su variazioni sottili, innesti ritmici calibrati e stratificazioni sonore che mantengono alta la tensione senza mai indulgere in eccessi. Un lavoro essenziale, pensato per la pista e per set ad alta intensità, dove la funzionalità e il rigore ritmico restano sempre al centro.
