“Vivo nelle sale giochi” grida pdqb, ovvero Sascha Dornhöfer, “la realtà non è mai stata un’opzione” mentre Synaptic Cliffs è piena di orgoglio ultraterreno nel presentare questi 14 brani, un album a tutti gli effetti anche se molte delle tracce sono sotto i tre minuti. Si apre con “Sixfold Radianz”, tessitura luminosa e avvolgente che introduce subito il clima iper-digitale del disco. “Boktay” e “4d-TögTägTüu” portano invece verso territori più brevi e concisi, fatti di lampi sonori e pulsazioni sintetiche. “Exosphear” si distingue per il suo andamento atmosferico e quasi cosmico, mentre “Maurodius-Papeda” condensa in poco più di un minuto un’energia spigolosa e frammentata. “Dondoli (the NPC)” torna a giocare con ritmi più narrativi, seguita dall’ironia glitch di “…LeftRightBA”, che sembra un omaggio dichiarato ai cheat code del passato. Sul lato B, “Lygöphobiä” e “Flossbite” si muovono tra inquietudine e minimalismo, mentre “Chipppps” introduce melodie più accattivanti, con un tono che richiama le colonne sonore 8-bit. “DodgedoG” e “Bogeygirl” spingono ancora sull’immaginario arcade, tra sequenze serrate e divertite, prima che “Laserzimmer 1, Raum 3.16” apra uno scenario claustrofobico e quasi industriale. La chiusura è affidata a “Binäry Gatoraders On Acid”, delirio sintetico che suggella un lavoro capace di alternare gioco e sperimentazione senza perdere in coerenza. Con “8 1/2 Bit”, pdqb costruisce un mosaico di frammenti che mescola memoria e invenzione, riuscendo a restituire la vitalità anarchica di un tempo in cui il suono digitale era ancora pura avventura.