Breaks And 4/4 – Are Two Playlists Better Than One?

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Era cosí composta questo mese (nel mio solito inglese maccheronico) la mail di presentazione dell’ultima playlist Wicked Style, inviata spammando un poco in giro per il mondo: ‘Hello All! Double playlist this month… one breaks, one electronic (for more 4/4, electro and techy tunes)… is it a bad idea?… i don’t know… too much straight stuff
… feedback essential as always guys! Greetings from Italy… Jaurelio’. Ebbene, pur non amando affatto in ambito blog fomentare quella partecipazione spesso esibita giusto per tener desta la sintonia, questa volta mi interessava davvero capire come era accolto nella scena il proliferare di produzioni piú diritte ed a base electro, spesso attorno i 126-128 bpm, incisioni che in parte incorporano (ed infatti sono assai gustose) alcuni elementi tipici anche delle sonoritá breaks. Non è infatti un mistero che (e soprattutto in Italia) anche dj ben dentro la scena specificatamente breakbeat mantengano un doppio regime, suonando spesso anche diritto: è cosí per Madox che da tempo ha lanciato il progetto Riva Starr, è cosí per Santos, anche lui coinvolto sotto il moniker Class71 nell’agitare adesso un’elettronica più minimale ed iterata, è cosí per Blatta & Inesha, che non hanno mai nascosto il loro amore per i suoni acidi e forti. Anche Andrea Lai ama le sonorità diritte, lo si capisce ascoltando le buone produzioni della sua Vatican House e dai molti remix approntati ultimamente (ma giá dai tempi dell’Agatha, ad onor del vero, sempre specificava d’essere interessato ad un suono eclettico). Niente di male naturalmente, un po’ tutti adesso mischiano piú ritmi e stili. Anche all’estero molti dj in pasta con sonoritá fratturate indulgono spesso e volentieri in sequenze maggiormente lineari, rifuggendo da atteggiamenti ‘puristi’. Non parlo solo delle derive tech-funk (alla Meat Katie per intenderci), elaborate per suonare nelle main-room dei superclub, o degli intrecci house-breaks (non facciamo nomi), buoni per mettere pepe su sonorità che oramai hanno fatto il loro tempo. Vi sono molte altre situazioni, anche più underground, nelle quali adesso le sequenze sono apparecchiate in bilico tra impostazioni ben differenti. Insomma, avrete capito certamente lo spirito che mi animava, mosso da una sincera e partecipe curiosità, senza pregiudizi alcuni verso l’avvento di tali nuovi ibridi esperimenti. L’esperimento allora è stato quello di differenziare in due distinte playlist le cose ‘breaks’ e quelle ‘non-breaks’, assommando insomma ma separatamente tutte le sonoritá di dance elettronica che costituiscono ‘il pane e il companatico’ di questo blog. Senza che mi dilunghi troppo, veniamo allora alle risposte che al quesito iniziale sono state date. Il primo a rispondere è stato Elite Force, che solennemente ha sentenziato ‘good music is good music, surely. No need to categorize it in my opinion’. Abbastanza chiaro il suo pensiero (anche se poi non ho ben capito se tuttavia fosse infastidito o contento che la sua ‘Engine’ comparisse come traccia numero tre della playlist taggata come ‘electronic’ e non in quella breaks). La buona musica non ha bisogno di categorizzazioni, dice il maestro, ne deriva allora che per lui è meglio un’unica playlist e senza specificazioni di genere. Condivido soprattutto la prima parte dell’impostazione (‘good music is good music’) e capisco del mondo anglossassone – che ha consolidato la propria forza musicale a partire dagli anni ottanta proprio dall’aver sviluppato a fondo la musica di genere – quanto al contrario, sia sentito adesso il bisogno di una maggior libertà dai vincoli stilistici. Neanche pochi minuti dopo Stama nella sua risposta sottolineava invece che una doppia playlist fosse ‘una grande idea’, contento – immagino – che quasi tutta l’ultima electro-house pulsante ed accattivante sfornata dall’Erase fosse finita nella playlist 4/4. Decisamente ragionevole, e molto vicino a quello che in tutta onestá penso a proposito del tema, il commento della sempre elegante e delicata 10 Sui. Lei si è pressapoco cosí espressa, ‘… una cattiva idea? non penso proprio, ci sono cosí tante produzioni in giro… è difficile conformarle tutte in un solo mix, mi stanno piacendo le vibrazioni delle sonorità 4/4 electro ma non sempre è possibile mixarle assieme alla roba breaks…. continua a fare, amico, quello stai facendo’. J Bass e la N-Mity Sound dicono invece all’unisono ma lapidariamente ‘nice one’, Pro 7 dice invece ‘d’amare i due stili egualmente’, Alex della Botchit gradisce tanto l’eclettismo da chiedermi se allora Wicked Style è pronto anche per roba dubstep. Infine D-Ranged salomonicamente mette fine genuinamente ad ogni discussione dichiarando in maniera esplicita ‘… tutto bene fratelli. Suonerei tutto assieme nello stesso set io stesso. Non siate restii nel mettere 4/4 e ritmi breaks nella stessa ora’. Una conferma in piú che i sondaggi a poco servono, soprattutto in un blog come Wicked Style. Per ora continueró l’esperimento (e intanto ho bello pronto un dj set 4/4 da tirar avanti tutta la notte) poi si vedrá. Quello che ci piace – su un versante e sull’altro – penso comunque si capisca e valga al di lá delle specifiche definizioni, comunque utili nel focalizzare certa attenzione del pubblico.