Olimpiadi Della Guerriglia – Brasile 2016

Un dj e ballerino scambiato per un trafficante di droga e ucciso di botte dalla polizia nella favela Pavao-Pavaozinho a Rio De Janeiro, a soli pochi chilometri dalle strutture in cui si svolgeranno alcuni eventi delle Olimpiadi del 2016, praticamente a Copacabana. Un ragazzino di 12 anni ferito da un colpo di arma da fuoco. Tanto basta – ed è più che sufficiente – per innalzare le barricate e lanciare la guerriglia urbana in una delle zone più turistiche di Rio. Non è un caso allora che la gente sia scesa in strada per protestare contro i metodi violenti della polizia e poco importa – da altri punti di vista – che il giovane massacrato dalla polizia fosse un abbastanza noto personaggio televisivo, cosa che i media mainstream sottolineano con particolare foga, quasi che la violenta reazione sia scattata per una sorta di immedesimazione mediatica. “Siamo solo spazzatura agli occhi della gente”, questo dicono i residenti. “Che senso ha avere i Mondiali e le Olimpiadi se dobbiamo pagarli con il sangue innocente? Non vogliamo che la polizia abbia mano libera nelle favela”. Altri commenti ci sembrano superflui ma come si fa a spendere oltre 30 miliardi di dollari per un evento sportivo in un paese dove l’analfabetismo colpisce in media il 10 per cento della popolazione e dove 13 milioni di persone soffrono la fame e molte altre muoiono aspettando di essere curate? Questo dice la strada.

 

Brasile: scontri nella favela, un morto

 

No, I’m not going to the world cup.