Report Festival Awakenings 2014 – Amsterdam

Provare a descrivere un festival denominato Awakenings non è cosa semplice, perché Awakenings – il festival olandese per eccellenza – è più di un festival: è un mondo parallelo, quasi surreale.

In questi anni ho partecipato a numerosi festival – italiani e stranieri, quelli mainstream ed altri più di nicchia – ma nessuno di essi ha mai raggiunto il livello qualitativo, scenografico ed emozionale trasmesso dal festival Awakenings.

Credo che una delle ragioni di tale supremazia risieda nel fatto che questo evento non si svolge unicamente tra le recinzioni della location ufficiale, ma è di più ampio respiro: la festa è percepibile anche tra le stradine del centro di Amsterdam, nei locali e nei supermercati, tra le bancarelle del Waterloopleinmarkt. Gli olandesi amano questo festival perché valorizza il loro territorio, offre allo straniero una nuova visione dell’Olanda che fino ad alcuni anni fa era conosciuta e frequentata solo per i Coffeeshop, gli Smartshop, il Red Light District e i pusher di strada che vendevano ogni droga possibile a prezzi altamente competitivi.

Situato nel Recreatiegebied Spaarnwoude, questo festival – nato nel 2001 – è arrivato alla sua 14esima edizione e si è svolto in due giornate, caratterizzate entrambe da una proposta musicale straordinaria ed ineccepibile, capace di soddisfare le aspettative di ogni clubber, dall’amante dell’house al techno addicted più esigente.

L’ulteriore significativo elemento di questo festival è l’atmosfera che lo stesso riesce a creare all’interno della vallata sconfinata che viene utilizzata come location: gente tranquilla e presa bene, che balla, ascolta musica condividendo emozioni. E quando ti senti stanco e hai voglia di rilassarti per qualche ora, il festival mette a disposizione diverse aree ristoro, un laghetto, parchi enormi e una giostra alta 40 metri.

L’area che ha sicuramente fatto ballare di più il primo giorno è stata la Y, dedicata alla techno più cupa e dura e situata in un enorme capannone buio che ti trasportava con le sue luci a laser e le sonorità acid e raw in un’altra dimensione. Artisti come Pfirter, Jeff Mills, Speedy J e Blawan (a mio avviso il migliore di tutto il festival) hanno “martellato” senza concedere al pubblico un attimo di tregua. Ottima anche la performance di Advent & Industrialyzer in chiusura nell’area X e impeccabile come sempre il set del loro predecessore in line up Dj Rush.

Il secondo giorno, invece, le aree da 8 del primo sono diventate 6, ma la proposta musicale si è presentata abbastanza variegata. Alcuni dj del primo giorno si sono ripresentati in versione b2b.

Nell’area Z, Speedy J ha proposto il suo progetto parallelo Zeitgeber affiancato dall’italiano Lucy, mentre Blawan si è sbizzarrito in un b2b di due ore con Sigha. Ma la vera sorpresa di quest’area è stato il b2b di Pangea e Pariah che hanno proposto una techno impeccabile, caratterizzata da sonorità raw molto vicine a quelle rave che si intrecciavano ad arpeggiatori acid abbastanza claustrofobici e intensi. La chiusura di questo capannone è stata affidata allo storico b2b tra Marcel Dettmann e Ben Klock: sonorità cupe, bassi profondi, pad e noise che si intrecciavano a synth dalle sonorità più classic e, a volte, anche a parti cantate.

Insomma, nulla da dire contro questo festival: ottima proposta musicale, ottima organizzazione e ottima location.

Francesco “Skatramp” Laterza

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Area-Y

 

Blawan-Area-Y