Anthony Rother – Metrowelt

Sull’iconica Psi49net è direttamente il gran maestro Anthony Rother a sfornare un nuovo album da brivido, Metrowelt, comprensivo di nove original version, produzioni struggenti e futuristiche, intrise da un approccio electro personalissimo, contagioso e magico. S’incomincia con “Awakening”, traccia sensibilissima e perfetta come intro sintetica e meditabonda. Le battute si fanno più veleggianti e spinte in “Speech Of The Machine”, incisione dal flusso super-coinvolgente che cita “The Wall” dei Pink Floyd. Rother è in grande spolvero e anche ”Humans” ci solletica con un andamento fratturato ma allo stesso tempo elegiaco, cupo e nostalgico. “Der Mechanik” è una produzione pure enorme, con vocal impressivi e robotici, intrisa d’atmosfere post-human. Con “Night Rider” il gancio è ancora più disco-space, nostalgico e notturno, così come in “What Is War” che però è più giocattolosa e vanta dei vocal effettatissimi. “Quinn”– seguendo la stessa matrice – è ispirata ad un’ambientazione futuristica e metropolitana e anche la successiva “Metrowelt Theme”, una ipotetica colonna sonora – cruda ed estatica – sembra essere stata scritta per un film di fantascienza. È una sorta d’esperienza cinematografica di vita reale quella del genio elettronico francofortese, uno dei massimi esponenti del revival e della reinterpretazione moderna del genere electro, che chiude questo ennesimo capolavoro con “Lucid Dream”, iterata ballata pulsante, tormentosa e ipnotica, un vero inno al mondo concreto e alla sua stessa finzione, elementi oramai inestricabili di una diretta relazione fattuale.

 

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