Tre original version per lato sono apparecchiate per l’occasione dal techno producer israeliano Low Order, che ritorna ancora una volta con la sua disciplinata formula di brutalità e avanguardismo industriale. “It’s All True” è una delle proposte più interessanti con il suo straziante feedback di chitarra e accenti di conga che vorticano sul mix, ma anche “Selfless”, trattazione dronica e beatless è alquanto raffinata e inquietante. È evidente l’influsso del post-punk su questo autore, che trasmuta in forme cupe e contemporanee alcune delle intuizioni di quella era.