Torna Paris the Black FU dei Detroit Grand Pubahs con il suo progetto solista che prende il nome – anche questo oramai ben noto – di Techmarine Bottom Feeders. Dopo l’album del 2020 Boanerges e Watery Deep e il recente EP Sirens of War è la volta adesso di The Hydra, anticipazione metafisica dei futuri sviluppi narrativi subacquei del progetto. Con “The Hydra”, Paris dissolve i confini tra suono e narrazione, immergendoci in un universo sonoro che respira attraverso le trame oscure di un futuro inquietante. La traccia si snoda attorno al tema delle mutazioni genetiche, una danza molecolare che altera il destino biologico attraverso il cibo modificato. Ma questo non è solo un ammonimento: è un viaggio attraverso visioni oniriche, dove il reale e il fantastico si intrecciano in un’unica corrente. Ispirato dalla fantascienza e dal fascino ipnotico dei polpi, Paris dipinge un quadro immersivo. “Immagina,” suggerisce, “di trovarti intrappolato su una nave o in un sottomarino, senza alleati, mentre un guardiano oceanico ti osserva con occhi alieni, giudicandoti un intruso nel dominio Techmarine.” Il brano non è una semplice composizione musicale: è una camera di decompressione psichica, un lento avvicinarsi alla consapevolezza di un mondo capovolto, dove la superficie è abbandonata e l’abisso è casa. Tra pulsazioni liquide e atmosfere dense, “The Hydra” amplifica l’odissea dei Techmarine Bottom Feeders. Ogni nota sembra un messaggio cifrato, un richiamo da un futuro sommerso, in cui la tecnologia e la biologia si fondono in un’armonia oscura, trascinando l’ascoltatore nelle profondità insondabili di una narrazione che riflette l’inquietudine del presente.