Abbiamo da poco recensito l’autoproduzione di Shokh ispirata alla Black Forest germanica e qualche anno fa quella per brokntoys. Adesso è la volta d’inaugurare il marchio Shokhers, che immaginiamo diventerà per questo artista electro berlinese l’etichetta di casa. Anche in questa occasione David Friedrich Koch non si discosta da un’interpretazione del genere sperimentalistica e tecnoide, molto cibernetica, ritmica e space, subito nella prima proposta in scaletta, “Morn”, alla quale segue “Machine Overheat”, traccia ancor più nervosa e puntuta, slabbrata e futuristica. Non è nemmeno un caso a nostro avviso che del mastering si sia occupato un veterano come Thomas P. Heckmann, visto che l’approccio è comunque in bilico fra electro e techno, con la traccia di chiusura, “Hardtwood”, che si distingue per la qualità delle iterazioni, un flusso incessante ma ondivago, ricco d’energia e iperboli elettroniche.